Questo articolo è dedicato al Trattamento di Fine Mandato per gli amministratori ed i motivi per i quali molti imprenditori sono così attratti da questo strumento di pianificazione fiscale.

La risposta è molto semplice:
> il TFM ti permette di scaricare un bel po’ di costi senza avere la corrispondente uscita di cassa e questo è molto interessante in qualsiasi business.

Si tratta infatti della possibilità di abbassare l’utile senza alterare (per lo meno al momento) il saldo del conto corrente.

Tutto certamente molto bello però ci sono un paio di insidie che è bene conoscere come ad esempio il fatto che non sempre il TFM è realmente deducibile e non sempre è davvero vantaggioso come si potrebbe pensare.

Trattamento di Fine mandato: che ne pensa il fisco?

La parola T.F.M. è l’acronimo di Trattamento di Fine mandato, ovvero un accantonamento che l’azienda fa per andare a costruire una liquidazione che spetterà agli amministratori quando lasceranno la carica, ovvero (come si dice in gergo) andranno in “quiescenza”.

Pertanto l’assemblea dei soci può disporre un importo da liquidare agli amministratori al termine del loro mandato.

E di quanto è questo importo?

Dato che non c’è un vero e proprio importo pre-stabilito succede che – in caso di controllo – l’Agenzia delle entrate tende ad usare come parametro quello dei lavoratori dipendenti, ovvero il 13,5% dell’importo delle retribuzioni.

In pratica ti lascia portare a costo solamente il 13,5% del compenso annuale erogato a titolo di compenso amministratore e questo è un comportamento abbastanza bizzarro.

Infatti l’Agenzia si riserva di andare a contestare gli importi che ritiene in qualche modo “eccessivi” rispetto ai normali usi di mercato e lo fa con un parametro (quello dei dipendenti) che ha poco o nulla a che fare con quello degli amministratori che in genere hanno più competenze e sicuramente più responsabilità

In altre parole un Trattamento di Fine Mandato di importo superiore a quello di un lavoratore dipendente non sarebbe nulla di così scandaloso tuttavia il problema degli accertamenti esiste e non possiamo ignorarlo.

Quindi abbiamo un potenziale rischio di accertamento legato agli importi accantonati.

È pur vero che si può sempre fare ricorso tuttavia sono dell’idea che il ricorso migliore non è quello che vinci bensì quello che non devi nemmeno scrivere.

Una riflessione è sicuramente obbligatoria, specie per quegli imprenditori che fanno 20/30 mila euro di Accantonamento di Fine Mandato senza nemmeno avere un compenso amministratore adeguato.

In ogni caso c’è un tema alla base di tutto: il TFM è davvero una manna dal cielo come sostiene qualcuno?

come funziona il Trattamento di Fine Mandato

Prendiamo come esempio di partenza il bilancio di una società dove ci sono 100K di utili ed ipotizziamo di inserire un accantonamento TFM da da 30.000.

A questo punto l’utile aziendale scende a 70.000 euro ed il risparmio di imposte è evidente perché con l’IRES al 24% si risparmiano subito 7.200 euro.

Tuttavia questo Trattamento di Fine Mandato andrà (prima o poi) erogato ed a quel punti scopri che il FTM andrà tassato.

Come si calcolano le imposte sul TFM – Trattamento di Fine Mandato ?

Per prima cosa si procede con il calcolo della “tassazione separata”, ovvero utilizzando l’aliquota media IRPEF dei due anni precedenti che è solitamente più favorevole rispetto alle aliquote progressive, tuttavia

> questa agevolazione spetta solo nel caso vi sia un [documento con data certa](https://www.massimotonci.it/data-certa/) anteriore all’inizio del rapporto.

Una normale assemblea dei soci come si fa per i compensi amministratore non è sufficiente e non basta nemmeno la previsione nello statuto della società della possibilità di erogare il TFR.

Serve un documento in cui ci sia scritto chiaramente che l’amministratore ha diritto ad un determinato importo come TFM e questo documento deve avere una data anteriore all’inizio del rapporto.

> Tradotto in parole da bar significa che non puoi far comparire il documento a posteriori.

I contributi INPS sul Trattamento di Fine Mandato

Fino a questo momento abbiamo parlato di tassazione IRPEF senza parlare della questione dei contributi INPS gestione separata.

Infatti il TFM altro non è che una “integrazione” del compenso agli amministratori e pertanto è necessario versare anche i contributi INPS.

Se sei iscritto alla gestione artigiani e commercianti allora l’aliquota è di circa il 25/25% altrimenti saliamo attorno al 35%.

Sommando l’IRPEF ai contributi INPS si sale facilmente sopra al 50% e questo vuol dire che da un lato la società ha risparmiato il 24% di tasse e dall’altro abbiamo un prelievo di almeno il 50%.

Risparmiare il 24% subito per pagare un domani un 50% (e forse di più) non mi sembra un buon affare, nemmeno considerando che possono trascorrere diversi anni.

per il TFM la data certa è sempre obbligatoria

Avere il famigerato documento con data certa anteriore all’inizio del rapporto è obbligatorio per due semplici motivi:

1️⃣ Il primo motivo è che senza documento non posso accedere alla tassazione separata e pertanto i redditi andranno “cumulati”.

In pratica devi aggiungere l’importo della liquidazione agli altri redditi percepiti nell’anno e questo potrebbe far alzare l’aliquota ordinaria IRPEF ben oltre la soglia minima del 23% fino anche al 30/40%.

Devi poi aggiungere i contributi INPS del 25/35% (a seconda dei casi) ed il conteggio sale di molto.

2️⃣ il secondo motivo è che senza il documento con data certa anteriore all’inizio del rapporto la società non può in alcun modo “scaricare” (ovvero portare a costo) l’accantonamento al TFM.

Questa regola è contenuta in nell’Ordinanza della Cassazione n. 17367/2020

In passato la dottrina era invece orientata nella direzione di sostenere che bastasse la semplice delibera dell’assemblea dei soci e questa tesi la puoi ritrovare ad esempio nel documento 1/2019 del consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili ed oggi le cose sono radicalmente cambiate.

Trattamento di fine mandato ed il problema della rinuncia al TFM

Per risolvere la questione della tassazione ho sentito alcuni imprenditori ventilare la possibilità di ricorrere alla tecnica dell’oblio, ovvero quello di procedere solamente all’accantonamento senza mai liquidare l’importo e poi di effettuare una rinuncia per eliminarlo dai bilanci.

Il verbale di rinuncia al TFM crea un danno all’azienda di dimensioni importanti perché si tratta di un arricchimento in capo alla società.

In pratica dovresti annotare l’importo della rinuncia tra i ricavi d’esercizio con la conseguenza di azzerare il beneficio in capo alla società e di rischio di essere accertati in base alla regola del c.d. “incasso giuridico”.

In pratica è come se tu avessi incassato il credito e lo avessi successivamente riversato nella società andando ad incrementare il tuo stesso patrimonio personale.

Trattandosi di incasso (per quanto finto) sarà comunque necessario applicare le trattenute ed i contributi INPS perché è come se tu avessi ricevuto un bonifico e poi avessi riversato gli importi alla società.

Trattamento di fine mandato: considerazioni finali

Posso concludere questa mini-guida al TFM con almeno 2 considerazioni:

1️⃣ con il TFM non si deve scherzare e non si tratta di una cosa che puoi far comparire a posteriori, magari per abbassare il carico fiscale quanto hai un bilancio con tanti utili, anche se la cosa mi sarebbe davvero piaciuta tanto

2️⃣ la seconda conclusione è che, anche facendo le cose per benino e rispettando tutti i vincoli fiscali (specie per il documento con data certa) ci troviamo di fronte ad una disparità fiscale che rende questa operazione davvero poco conveniente.

Aspetto i tuoi commenti qui sotto.

A presto
MT