EBITDA è uno di quei termini che fanno tanto curriculum. Sta per “Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization”.

Tradotto? Guadagni prima di interessi, tasse, ammortamenti e svalutazioni.
Bello, vero? Sì, ma anche no.
Perché se non sei un analista finanziario, questa definizione dice poco.

Eppure ti riguarda molto da vicino.

Se hai un’azienda, l’EBITDA ti racconta quanto margine stai generando dalla gestione ordinaria, quella vera, quella che tiene in piedi l’attività ogni giorno.

Molti imprenditori ignorano questo indicatore o lo snobbano perché pensano che sia roba da revisori.
Poi si lamentano di non riuscire a capire dove finiscono i soldi.
O peggio ancora, si affidano solo all’utile finale pensando che basti per giudicare la salute dell’azienda.

…Spoiler: non basta affatto!

Conoscere il tuo EBITDA vuol dire sapere se l’azienda guadagna prima di pagare tasse e debiti.

È come guardare il motore senza il cofano.
Se lì dentro c’è poco o nulla, puoi scordarti investimenti, assunzioni o crescita.
Ti fermi prima ancora di iniziare.

E attenzione: l’EBITDA non è un “lusso da grandi imprese”.

È un indicatore che ogni imprenditore dovrebbe controllare almeno una volta al mese.
Anche se ha un piccolo laboratorio o una ditta individuale.
Non per diventare un consulente, ma per non farsi fregare dal proprio stesso bilancio.

La vera questione è perdere tempo con le cose sbagliate

Alcuni imprenditori pensano di avere un problema con le tasse, invece il vero nodo è che non leggono bene i numeri.
Pensano di stare a galla solo perché a fine anno c’è un utile.
Ma quell’utile è spesso un miraggio oppure un riflesso che arriva dopo mille correzioni contabili.

L’EBITDA, invece, ti mostra la verità nuda e cruda: sei in grado di reggere la baracca con il tuo lavoro quotidiano?

Se togliamo gli aiuti, i bonus, i giri di prestiti, il magazzino e i magheggi di fine anno… la tua azienda regge ancora? Oppure ti stai illudendo?

A volte capita che la gestione finanziaria (interessi bancari, mutui, leasing) si mangi l’intero EBITDA.
In pratica: produci margine, ma lo usi per pagare i debiti.
Risultato? Rimani a secco.

Ed è lì che iniziano i problemi con le banche, i fornitori, lo Stato.

C’è una celebre frase di Warren Buffet che dice: “Molti manager sembrano pensare che gli interessi e le spese per il capitale le paghi la fatina dei denti.”
Non serve aggiungere altro.

Quando il tuo margine operativo è fragile, qualsiasi imprevisto diventa un macigno: un cliente che paga in ritardo, un fornitore che aumenta i prezzi, un dipendente che va in malattia.

E tu resti senza fiato, costretto a rincorrere.

Come si calcola l’EBITDA?

Ecco i due modi principali per calcolare l’EBITDA:

1️⃣ Metodo Analitico

Parti dai Ricavi della produzione e poi sottrai queste categorie di costi:

  • Costi per materie prime
  • Costi per servizi
  • Costi per il personale
  • Altri costi operativi

2️⃣ Metodo Indiretto

Parti dall’utile netto di bilancio e somma le seguenti voci

  • Imposte sul reddito
  • Oneri finanziari (interessi passivi)
  • Ammortamenti
  • Svalutazioni

Se sei indeciso su quale metodo utilizzare allora tieni presente che:
✱ Il metodo analitico è più utile se vuoi capire dove finiscono i tuoi soldi.
✱ Il metodo indiretto è più rapido, ma meno “parlante”, specie se non conosci il bilancio a menadito.

Evitare gli errori più comuni con l’EBITDA

Uno degli errori più diffusi è pensare che basti guardare l’utile netto.

Ma l’utile è l’ultima riga, e spesso arriva dopo operazioni straordinarie, bonus fiscali o semplici “aggiustamenti” dell’ultimo minuto.
Non racconta come funziona davvero la tua azienda nel quotidiano.

Con l’EBITDA invece puoi leggere la parte viva del bilancio, quella che ti interessa ogni giorno: vendi? spendi? Stai marginando oppure sopravvivi?

Molti imprenditori commettono anche l’errore di non avere nessun KPI operativo.
Zero numeri, zero strumenti.
È come guidare di notte senza fari. Ti sembra di andare dritto, finché non arrivi al muro.

Altro errore: usare solo il metodo indiretto per calcolarlo.

Quello che parte dall’utile netto e aggiunge “pezzi”.
È valido, certo, ma se vuoi davvero capire dove migliorare, ti serve il metodo analitico.
Quello che ti obbliga a prendere i ricavi e togliere tutti i costi vivi: produzione, personale, servizi, energia, costi fissi di struttura, etc.

Così scopri subito dov’è il problema.

Paghi troppo il personale?
Hai margini ridicoli sui tuoi prodotti?
Spendi troppo in consulenze inutili?

Lì dentro c’è tutto.

l’EBITDA mica serve per andare in banca a chiedere un prestito!

L’EBITDA è uno strumento per te, per scegliere meglio ogni giorno.

EBITDA come bussola per decidere e crescere

Conoscere il tuo EBITDA ti aiuta a fare scelte con criterio, non a istinto.
Sai quanto puoi spendere, dove puoi tagliare, quanto tempo hai prima di andare in negativo.

Per esempio, se sai che la tua azienda genera un EBITDA del 15%, puoi permetterti certi investimenti, puoi pianificare una crescita, puoi sostenere un aumento del costo del personale.

Se invece se sei sotto (ad esempio) al 5% ogni mossa potrebbe essere un problema.

Questo indicatore ti serve anche per impostare una strategia di crescita.
Se vuoi vendere un ramo d’azienda, trovare un socio o semplicemente fare ordine nella gestione interna, l’EBITDA è uno dei primi numeri che guardano gli investitori e le banche.
È il tuo biglietto da visita.

E se proprio vuoi usare un numero per “sfidare” te stesso ogni mese, l’EBITDA è quello giusto.

Può diventare un KPI di riferimento per tutta l’azienda.
Basta abituarsi a controllarlo.
Soprattutto va controllato spesso, almeno una volta al mese.

Quando sai quanto margine produci, decidi con più lucidità.

Sai se puoi assumere, investire.
Capisci se devi aumentare i prezzi.
Oppure se lanciare un nuovo prodotto.

La soluzione? Farlo diventare un’abitudine

Non ti serve un Master per usare l’EBITDA.
Ti serve solo buon senso, disciplina e un minimo di supporto tecnico.
Puoi usare un file Excel, un software gestionale o il tuo commercialista.

La cosa l’importante è che misurare diventi un’abitudine.

Una volta che inizi a leggerlo con regolarità, ti accorgi subito dei cambiamenti: inizia a ragionare se i progetti stanno in piedi, se i collaboratori costano troppo rispetto a quanto rendono, se i clienti ti lasciano margine o solo grattacapi.

Il vero passaggio chiave è capire che non puoi gestire un’azienda solo con in mano le fatture e l’estratto conto della banca.

Ti servono numeri che ti dicano se l’azienda funziona bene e l’EBITDA è uno di quei numeri.

Vuoi davvero crescere?
Parti da qui: prendi il tuo bilancio e calcola il tuoi margine operativo.
Soprattutto fallo spesso.

Questo è il primo passo per uscire dal buio e iniziare a lavorare con le idee chiare.

Se ti serve aiuto per la tua azienda puoi contattarmi tramite questo ⋙ modulo di contatto ⋘.

Articolo originale del 23 Novembre 2014
Aggiornato il 6 Luglio 2025