Questo robot nella foto è il tuo prossimo consulente e se non ci credi leggi tutto lʼarticolo fino alla fine.

Negli ultimi anni la robotica e soprattutto lʼintelligenza artificiale hanno realmente compiuto passi da gigante.

La spinta tecnologica è stata sostenuta e guidata da una maggiore potenza di calcolo, con costi inferiori e con meno dispendio di corrente.

Un altro fattore di spinta è rappresentato dai “chip neuromorfici”, ovvero da processori che integrano al loro interno sia la capacità di calcolo che di memoria.

La particolarità dei Robot dotati di moderna AI (intelligenza artificiale) è nella facilità di adattarsi a contesti mutevoli, di acquisire molteplici dati dallʼambiente circostante, anche non strettamente numerici.

Il risultato è quello di avere macchine che non si limitano a simulare i comportamenti umani ma in grado di sviluppare autonomamente lʼapprendimento.

La sempre maggiore facilità di adattamento al contesto, la capacità di mettere in relazione una quantità sempre maggiore di dati in entrata sta producendo esperimenti davvero interessanti.

E non si tratta solamente di “macchine” che battono i grandi campioni di scacchi (o di altri giochi) ma di funzioni più sofisticate come quella dello scegliere la linea di difesa per una causa legale.

Ovviamente sto parlando di “ROSS”, ovvero del Robot di IBM che da un poʼ di tempo a questa parte puoi trovare nei grandi studi legali (anche italiani).

Praticamente tu gli fai una domanda (di tipo legale) e lui in pochi istanti si legge tutto lʼincartamento e ti spara fuori tutta la giurisprudenza attinente al caso, ovvero leggi, codici, sentenze e via dicendo.

Per non parlare dei Legal-Bot, ovvero dei robot con i quali chattare del tuo caso legale.

Il software interagisce con te tramite la chat e ti fa altre domande fino ad arrivare a definire nei dettagli il tuo caso ed alla fine ti prepara il ricorso.

A te basta firmare ed inviare.

Il britannico “DoNotPay”, dopo aver vinto valanghe di ricorsi per le multe, è stato esteso a centinaia di altri campi.

Robot: problema o risorsa?

Le notizie in rete corrono veloci, alcune probabilmente non sono così attendibili, tuttavia una cosa è certa:

le operazioni di routine sono sempre più facili da automatizzare grazie alla crescente tecnologia.

Questo ci porta a due considerazioni.

La prima è che molti lavori che oggi ci sono tra qualche anno saranno sulla via del declino.

Se pensi che sto esagerando allora fermati un attimo a pensare alla categoria dei tassisti oppure dei conducenti di veicoli ed alla velocità con cui le tecnologie di guida autonoma stanno arrivando sul mercato.

Lʼunico modo per rallentare lʼarrivo di questa rivoluzione è con una asfissiante burocrazia che avrà come unico effetto di ritorcersi contro i paesi che proveranno a boicottare il progresso.

Il progresso non lo fermi con un decreto legge.

La seconda considerazione è che qualsiasi lavoro che contenga compiti ripetitivi oppure con basso valore aggiunto sarà presto sostituito da robot.

Si tratta solamente di creare un apposito algoritmo che esegua le funzioni che prima erano appannaggio dellʼimpiegato che con quel lavoro si manteneva.

Eʼ successo in passato e succederà nuovamente.

Nella seconda metà del 18° secolo le tessitrici britanniche sono state spazzate via in pochi anni dai telai di tessitura.

Le proteste di piazza ed i sabotaggi delle fabbriche non sono servite e nulla, se non a rallentare di poco lʼavvento della nuova tecnologia.

Il Robot al posto del contabile

Quanto pensate che possa ancora durare (giusto per dirne una) il lavoro di contabile?

Sto parlando dellʼarte di trascrivere dentro ad una procedura informatica il contenuto di un documento che è stato generato altrove da unʼaltra procedura automatica, oppure da un altro operatore.

Perché la contabilità altro non è che la trasposizione di dati che necessitano di alcuni semplici accorgimenti, come quello di evitare di “spesare” costi che normalmente non sono deducibili.

Tutto il resto del tempo è speso per un banale controllo e correzione dei dati imputati.

Errori che una “macchina” non farebbe.

Tutto questo mi porta ad una considerazione dal vago sapore tennistico: “sei uno, sei zero”.

In futuro ci saranno solo due tipi di persone: quelle che sono “uno”, ovvero che creano “valore” per la società e le persone che sono “zero”, ovvero che fanno solo lavori manuali a basso valore aggiunto.

Se sei un “uno” il lavoro non mancherà di certo, soprattutto sei sei dotato di una buona dote di resilienza e ti saprai adattare ad un mondo che ancora fatichiamo ad immaginare.

Probabilmente questi cambiamenti vanno così veloci che non ci stiamo nemmeno accorgendo che sono già qui.