Sede legale all’estero per fare business

Ci sono Stati esteri a poche ore di auto oppure che puoi raggiungere con un biglietto aereo low-cost che sono una vera tentazione.

All’estero non sanno nemmeno cosa sono gli acconti d’imposta oppure i contributi INPS gestione separata per gli imprenditori.

All’estero puoi fare business in modo più competitivo perché ci sono infrastrutture davvero funzionanti, dogane veloci e c’è internet che funziona sempre, anche senza fare i voti al Santo di turno per mantenere una connessione minimamente decente.

Ok sono tutte cose vere ed alcune davvero interessanti, ma come la mettiamo con il fisco italiano?

La scorsa settimana ho pubblicato questo articolo che parla della residenza fiscale (estera) delle persone fisiche ed ora, come promesso, affrontiamo il tema della residenza fiscale (estera) delle società.
Il punto principale che voglio subito mettere in chiaro è questo:

Avere la sede legale all’estero non basta per evitare di essere tassato dal fisco italiano

Quando si tratta di società la sede legale all’estero è solamente il primo (piccolo) requisito per sfuggire alla tasse Italiane.

Per essere realmente considerata una società residente all’estero la tua società deve, ovviamente, avere la sede legale all’estero e, soprattutto

la società deve essere gestita dall’estero e non deve lavorare (solo) in Italia.

Quindi andiamo con ordine ed esaminiamo tutti questi requisiti in cerca di certezze.

La sede legale all’estero: quando è considerata vera

Per avere la sede legale all’estero basta veramente poco, ovvero ti basta creare la società nel Paese che vuoi ed il gioco è fatto.

Quando ottieni il certificato di iscrizione da un ente che equivale alla nostra camera di commercio non hai bisogno d’altro.

Fin qui è tutto semplice, anzi così semplice che se fai un giro su internet trovi decine di siti che fanno questo tipo di servizio, neanche fossimo al supermercato.

Le complicazioni iniziano quando il fisco inizia ad esaminare la tua società e scopre che tu all’estero non hai proprio nulla se non quel benedetto pezzo di carta e, ben che vada, una casella postale in perfetto stile “Panama Papers”.

Se non sai di cosa sto parlando allora leggi questo articolo.

In questo caso la tua sede legale all’estero puzza di bruciato e le Fiamme Gialle te la contesteranno praticamente all’istante.

La multa in questo caso è molto grave perché ti appioppano le sanzioni per le imposte che non hai versato in Italia e ti ritrovi una denuncia per il reato di omessa dichiarazione in Italia.

Questo avviene perché la Legge considera come localizzata in Italia una società che

  1. ha la sede amministrativa in Italia
  2. ha l’oggetto principale del business localizzato in Italia.

Per essere ancora più chiaro tieni presente e che la Legge è molto specifica e stabilisce (salvo prova contraria) che

una società è sempre considerata residente in Italia quando è controllata oppure amministrata da soggetti residenti in Italia

Quest’ultima parte contiene la vera fregatura perché le parole “salvo prova contraria” fanno si che debba essere il contribuente a provare che la società è realmente una struttura che opera all’estero e non solo una società che ha la sede all’estero come facciata.

Si parla in questi casi di inversione dell’onere della prova ed in pratica significa che devi essere tu a dimostrare che la società è veramente gestita da uffici che sono fuori da territorio italiano.

La cosa non è sempre così semplice perché alcuni business, tipo quelli localizzati su internet, non richiedono dei veri e propri uffici con i mobili e la gente che ci lavora dentro.

Tra l’altro questi business particolarmente leggeri sono quelli che è più facile spostare all’estero e, per contro, sono quelli che ti danno più grattacapi fiscali.

L’unico lato positivo di questa norma abbastanza incerta è che, nel tempo, siamo arrivati ad una serie abbastanza lunga di sentenze.

Se andiamo a leggerle una per una iniziano a comparire i primi punti saldi legati al concetto delle “sede di direzione effettiva” ovvero al luogo dove vengono prese le decisioni chiave.

In altre parole se sei proprietario di una società con la sede all’estero, ad esempio una LTD a Malta, che è amministrata da un cittadino estero allora devi dimostrare che non si tratta di una testa di legno che, semplicemente, sta eseguendo tuoi precisi ordini.

Interporre dei semplici prestanome non ti risolverà il problema perché ci sarà sempre qualcuno che farà la spia e le prime sono le banche.

Se hai una società con la sede all’estero poco te ne fai se non apri almeno un conto corrente bancario.

Nel momento in cui tu fai richiesta la banca ti sottopone ad mini-interrogatorio per sapere chi è il soggetto a cui fa capo l’intera struttura.

Devi quindi dichiarare il beneficiary owner e, se non sei abbastanza convincente, la banca può rifiutarti addirittura l’apertura del conto corrente.

Da qualche anno il segreto bancario ormai non esiste più, quindi il fisco oggi ha molte armi a disposizione per intercettare le false società con la sede legale all’estero.

In parole povere ti sconsiglio di aprire una società in Bulgaria per gestire una gelateria in centro a Milano, così come ti sconsiglio di fare il furbo ed aprire una finta società con la sede all’estero per lavorare dalla camera di casa tua qui in Italia.

So bene che internet ha creato tutta una nuova serie di professioni e che molti si sono fatti tentare dal mettere la sede legale all’estero con la prospettiva di pagare meno tasse.

Questo probabilmente non è il modo più saggio per pagare meno tasse perché, quando alla fine arriva il conto, te ne penti amaramente, specie se si aggiungono reati penali.

Sede legale all’estero: basta non prelevare utili

Una delle frasi che sento più spesso pronunciare dai clienti che hanno la società all’estero è questa: io comunque non distribuisco mai gli utili, quindi sono a posto.

Questa cosa è un po’ una leggenda metropolitana perché, anche ammesso che tu abbia una reale società all’estro, devi verificare di non aver scelto un Paese della lista nera.

Se hai una partecipazione di controllo in una società che ha sede in un paradiso fiscale (prima facevo l’esempio di Panama) allora devi sapere che sei tenuto a dichiarare in Italia tutti gli utili anche se non hai percepito nulla.

Questa regola vale anche se hai interposto un filtro, come ad esempio una holding oppure una fiduciaria.

Sicuramente puoi usare degli schermi per tentare di bloccare gli accertamenti ma sinceramente, per quando tempo speri che queste soluzioni di fortuna possano durare?

Se invece la società non è inserita nella black list dei paradisi fiscali dovrai dichiarare solamente gli utili realmente percepiti, ovviamente a patto che la società abbia una vera sede all’estero e non sia solamente una costruzione di facciata.

Se l’Agenzia delle Entrate riesce a contestare la tua sede legale all’estero allora ti troverai nella situazione di aver evaso le imposte in Italia e di non aver nemmeno presentato in Italia le necessarie dichiarazioni dei redditi.

In pratica ti ritrovi a commettere il reato di estero-vestizione!

Se ti serve aiuto per la tua società all’estero premi il bottone verde qui sotto e guarda il mio video-corso.

video-corso estero